sabato 6 aprile 2013

Tennis

Ogni sportivo, o per meglio dire, ogni appassionato di sport, prova un'attrazione naturale verso ogni forma di disciplina, indipendentemente che si tratti di un gioco singolo o di squadra, che preveda l'uso di uno strumento ausiliario, come una racchetta,oppure che coinvolga tutto lo spirito creativo di cui si dispone per dare vita a vere e proprie forme d'arte (come nella ginnastica artistica o nel nuoto sincronizzato).
E', tuttavia, indubbio che il nostro cuore dispone di spazio limitato e, quindi, in generale, si innamora follemente di una sola di queste attività. 
E' quello che accade anche a David Foster Wallace, promettente tennista oltre che scrittore. Egli, infatti, ambienta il suo romanzo "Infinite Jest" (sebbene non si possa riscontrare una vera e propria ambientazione in senso stretto), nell'ETA (acronimo di Enfield Tennis Academy), un'accademia di tennis che accoglie le giovani promesse di questo sport.
Essa è stata fondata dal padre del "protagonista", o meglio ancora, del personaggio intorno al quale si incentra il romanzo: Hal Incandenza, fornendo via via informazioni diacroniche e sconnesse tra loro che permettono di averne un'idea completa solo dopo averle assimilate tutte quante. Ci si potrebbe quindi aspettare un romanzo monocromatico, quasi fosse un resoconto della crescita di un adolescente e della graduale maturazione del suo talento, in realtà appare più come un grande puzzle appena aperto, con tutti i tasselli sparsi per il tavolo apparentemente sconnessi tra loro e privi di un significato particolare se considerati singolarmente. Ecco che si alternano pagine descrittive dell'infanzia di Hal, ad altre che si focalizzano sulla droga, trattata sia dal punto di vista strettamente medico sia come introspezione di un personaggio che è alla ricerca di sostanze stupefacienti e vive l'attesa secondo per secondo come un'angoscia infinita. 
In tutto questo susseguirsi di vicende, resoconti, interiorizzazioni di personaggi sempre diversi c'è però un filo comune, che permea in modo silenzioso tutta la narrazione: lo sport (che si configura con il tennis). 
Vi sono, infatti, continui riferimenti, alcuni dei quali ho scelto di riportare:


"Tutti i sogni di Orin sembravano aprirsi brevemente con una qualche situazione di tennis competitivo."

"[...] fino a che si vedevano solo le sue scarpe da ginnastica consumate [...]"

"[...] testa a forma di palla da football [...]".


Ciò che emerge è la Passione per lo sport che cattura e coinvolge fin nel profondo dell'anima, che permette alla persona Di Essere proprio nella misura in cui si dedica al gioco, in una fusione completa con il proprio strumento e tutto ciò che lo coinvolge nell'atto pratico.
A tale proposito penso sia significativo questo passaggio:


"Jim una palla da tennis è il corpo estremo. Perfettamente rotonda. Equa distribuzione della massa. Ma è vuota dentro, completamente, un vuoto pneumatico. Suscettibile alla fantasia, all'effetto, alla forza - a seconda che sia usata bene o male. Riflette il tuo carattere. Di per sè non ne ha. Puro potenziale.[...] Adesso guarda la palla. Sollevala. Sentine il peso.[...]E' un corpo. Imparerai a trattarla con considerazione, ragazzo, qualcuno potrebbe dire con una specie d'amore, e lei si aprirà per te, eseguirà i tuoi ordini, starà sempre ai voleri come una dolce amante. La marcia in più dei giocatori davvero grandi, quelli con i corpi in perfetta forma che offuscano tutti gli altri, sta in un rapporto particolare con la palla che viene definito [...] tocco. Tocca la palla.[...]"


Queste parole mi hanno molto colpito, soprattutto l'ultima frase che ho scelto di riportare: "Tocca la palla" che sembra lasciare nel lettore un senso di incompletezza che io sentirei di colmare con "Tocca la palla, tocca la tua anima".


  
Fonte:
David Foster WALLACE, Infinite Jest, Torino : Giulio Einaudi editore, 2006

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