sabato 8 giugno 2013

Saper far di conto

L'innovazione tecnologica ha permesso allo sport non solo di progredire nell'ambito delle costruzioni di impianti sempre più efficienti, confortevoli, dei sistemi riabilitativi e a supporto dei giocatori infortunati, della realizzazione di accessori ( quali le racchette o i  costumi di ultima generazione già trattati) che migliorano esponenzialmente le prestazioni, ma anche dell'analisi statistica.
Per quanto sia difficilmente identificabile, c'è un forte legame tra sport e "matematica" che si esplica principalmente nell'analisi statistica dei dati raccolti durante i vari incontri ma anche nei calcoli delle traiettorie possibili. In passato questo lato dello sport era completamente trascurato proprio perchè non c'erano gli strumenti adatti a svilupparlo. Oggi invece, disponiamo di moltissimi software in grado di raccogliere una serie di dati, permettendone la successiva elaborazione. Per esempio, in ambito pallavolistico esiste la figura professionale dello scoutman che, durante lo svolgimento della partita, deve riportare le prestazioni di ogni singola giocatrice rispetto ad ogni singolo fondamentale eseguito potendo così stampare il risultato ottenuto da presentare all'allenatore al termine di ogni set, che può così disporre della statistica in tempo reale di ogni singola giocatrice e può quindi valutare eventuali cambi nella formazione o nella gestione della partita. Ci sono poi altri programmi che permettono di visionare il video della gara in seguito stilando una statistica anche delle giocatrici avversarie, in modo da poter preparare il match in base alle loro caratteristiche e al loro modo di giocare.
Un esempio di applicazione matematica al tennis (scelto come sport di riferimento) è il già citato "occhio di falco" che permette di visualizzare dove è caduta la pallina attraverso un complesso sistema di triangolazione.
Questo profondo legame tra matematica e sport che è reso possibile grazie alla tecnologia si riscontra anche nel libro di David Foster Wallace di cui riporto alcune tracce.



"[...] diverse palle avevano improvvisamente sterzato controvento e contro il loro vettore originale, quasi convincendo Stice di essere diventate sensibili alla sua volontà,[...] la palla stava per uscire anche dalle righe del corridoio del doppio, quando aveva fatto come una curva ed era atterrata proprio sulla riga della parte di campo del singolo, e questo in un momento in cui gli abeti dietro Hal Incandenza erano piegati da una brezza che soffiava esattamente nella direzione opposta."



"Stice stava facendo più doppi falli del normale perchè cercava di forzare la seconda palla per poterla credibilmente seguire a rete. Le stime sulla scheda di deLint davano un doppio fallo per Stice ogni 1,3 giochi e il rapporto tra ace e doppi falli era un discreto 0,6 [...]"



"[...] le lezioni di Geometria dell'Eta ignorano quasi completamente lo studio delle figure chiuse (a eccezione dei rettangoli) per concentrarsi (e a eccezione anche del corso di Trigonometria dei Cubi di Thorp, che è facoltativo e per lo più estetico) per due semestri progressivamente sempre più brutali sull'involuzione e sull'espansione dei semplici angoli; che il corso quadriviale obbligatorio di astronomia è diventato all'Eta una panoramica generale di ottica della durata di due semestri, dal momento che le tematiche connesse alla visione sono ovviamente più affini al Gioco, e in considerazione del fatto che tutte le attrezzature necessarie a un qualunque impiego delle lenti che vada dall'afotico all'opocromatico erano e sono già bell'e pronte nel laboratorio [...]"



"[...] Schtitt  affrontava il tennis agonistico più da matematico puro che da tecnico del gioco. Gran parte degli allenatori di tennis juniores sono sostanzialmente dei tecnici, degli sbrigativi praticoni che pensano di poter risolvere ogni problema con le statistiche [...] Schtitt, sapeva che il vero tennis non era fatto da quella mistura di ordine statistico e potenziale espansivo che veneravano i tecnici del gioco, ma ne era anzi l'opposto- non-ordine, limite, i punti in cui le cose andavano in pezzi e si frammentavano nella bellezza pura. Che il vero tennis non era più riducibile a fattori delimitati o a curve di probabilità di quanto lo fossero gli scacchi o la boxe, i due giochi di cui è un ibrido. [...] il Dott. Incandenza descriverebbe ora il tennis nei termini paradossali di ciò che viene adesso chiamata <<Dinamica ExtraLineare>>. [...] individuare la bellezza e l'arte e la magia e il miglioramento e le chiavi dell'eccellenza e della vittoria nel complesso flussodi una partita di torneo non è una questione frattale di mera riduzione del caos a forma. [...] ogni palla ben colpita ammette n possibili risposte, 2n possibili risposte a queste risposte, e così via fin dentro quello che Incandenza avrebbe definito per chi condividesse entrambe le sue aree di sapere un continuo cantoriano di infinità di possibili colpi e risposte, [...]"


David Foster WALLACE, Infinite Jest, Torino : Giulio Einaudi editore, 2006

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